David Riesman, sociologo statunitense, ha elaborato nella Folla solitaria una teoria dell’evoluzione dell’umanità, che, nello stadio avanzato della rivoluzione, produce un tipo d’uomo “eterodiretto”, cioè condizionato e influenzato dall’esterno, massificato, conformizzato (termine orribile, ma un po’ meno indigesto di “standardizzato”) e perciò accettabile dal gruppo sociale di appartenenza.

La tesi di Riesman, oltre che originale, è anche intelligente, cioè desunta da acuta osservazione del nostro mondo occidentale attuale.

È innegabile che viviamo in un’epoca di conformismo e di omologazione a un modello che è suggerito, dall’esterno, dai media e dai loro prodotti: pubblicità, opinioni politiche, ecc., che, riducendo la capacità di analisi individuale, sottrae libertà di giudizio e di scelta; in altri termini: ottunde il cervello, da cui il detto “portare il cervello all’ammasso”, cioè massificarlo, renderlo eguale agli altri. Non ci si rende conto che la soppressione dell’individualismo segna anche la sconfitta della libertà. Ognuno di noi è come un burattino in balia di moloc di ogni tipo. Ma all’origine della catena di fenomeni c’è quel fine perverso dell’egualitarismo. Una società di individui non è pianificabile se non con il ricorso alle armi giacobine, ma una società di eguali non richiede nemmeno spargimento di sangue: si è già arresa, peggio autoconsegnata, al dittatore, sia esso il partito o il droghiere. E come si ottiene questo risultato? Con il fumo di parole incomprensibili, di discorsi vuoti, di allettamenti, a cui l’uomo reagisce con altri miti massificati: il calcio, la fitness, il benessere. È la deresponsabilizzazione del panem et circenses. «Voi non dovete preoccuparvi. Godete, godete, al resto penso io. Guardate la televisione, i finti dibattiti tra partiti contrapposti, quelli in cui non si capisce nulla perché gli invitati si danno sulla voce l’un l’altro, come nei quartetti dell’opera lirica. E se ciò vi annoia, cambiate canale: c’è sempre una telenovela da trecento e più puntate, stimolante di pensierini rosa» dice la voce del demiurgo, del pianificatore, del tiranno.

Riesman usa la locuzione other-directed man, cioè “uomo diretto da altri”, che rende l’idea meglio di “eterodiretto”.

Ma l’uomo non è gelatina e ha sue reazioni. La più pericolosa è la perdita della fiducia in tutto; l’incredulità, la reiezione di ogni messaggio buono o cattivo, l’apatia, la secolarizzazione; il ritrarsi in se stesso, come rifugio dal mondo circostante, un autoesiliarsi nella propria patria, che diventa solo un luogo e il prodursi, come anticorpo, di un senso di indifferenza. Ma così si distrugge l’uomo socievole e sociale, con effetto opposto al fine prefissato, perché la società civile, come la nazione, non può essere una creatura imposta dall’alto. Lo Stato crea solo mostri. Si distrugge la libertà dell’individuo, che ha un senso solo se è posta in grado di svilupparsi in una società competitiva e selettiva.

C’è uno strano paradosso: coloro che si professano evoluzionisti sono in prevalenza di sinistra, pianificatori, perfettisti, intenzionati a dare a tutti la felicità in questo mondo e non si rendono conto, o lo nascondono, che l’evoluzionismo è semmai lotta e competizione dinamica, è l’applicazione biologica e perciò antropologica dell’auspicio sportivo: “vinca il migliore” (ovviamente senza doping).

Raymond Aron nel suo fondamentale L‘oppio degli intellettuali (pag. 12, paragrafo “Mito retrospettivo) ha rivendicato alla Francia il primato “dell’antagonismo destra-sinistra”, la cui origine risale alla posizione dei banchi dei deputati rispetto al seggio del presidente. Quelle categorie, che all’origine sono solo layout di deretani, sono state trasposte a significato politico di partito e in Italia addirittura esaltate a marchio ideologico, a gruppo politico. Se proprio vogliamo accettare un tale stupido dualismo, che io rifiuto se non altro perché inadeguato a rappresentare la realtà, allora bisogna constatare che gli italiani “di sinistra” hanno sventolato Darwin e l’evoluzionismo come una loro bandiera, mentre questi, fondandosi sulla selezione e sul dinamismo, che porta alla sopravvivenza del migliore, di sinistra proprio non sono. Questi equivoci nascono e proliferano quando si vuol ridurre l’idea a ideologia, una scoperta scientifica a movimento politico. Povero Darwin, povero evoluzionismo: quali epigoni vi ha rifilato il destino!

Così si comprende meglio la diagnosi di Riesman sull’uomo “eterodiretto”, ma la sua icastica affermazione che la “stampa è la polvere da sparo della mente” esige una precisazione: sparo contro chi? Contro chi si ostina a pensare con la propria testa, a essere individualista, non massificabile, non aggregabile, non omologabile, a prezzo di solitudine. Ma, alla vendetta ci pensa la natura evoluzionista che non è “eterodirigibile”.

 

Pietro Bonazza